Quando si effettua una transazione riguardante l’oro da investimento, una delle domande più frequenti vede come protagonista la tassazione del metallo. Oltre al capital gain (cioè la differenza, conteggiata nella dichiarazione dei redditi, tra il prezzo di rivendita e quello di acquisto), si parla soprattutto di IVA. Bisogna tenere a mente che il periodo temporale ideale che intercorre tra acquisto e vendita è di 5 anni e che l’oro da investimento non è soggetto a Iva. Ciò vale non solo per l’Italia, ma per tutta la Comunità Europea. Inoltre non è obbligatorio denunciarne il possesso.
Con il termine oro da investimento si indica il metallo 24 carati, cioè praticamente puro, sotto forma di monete e di lingotti. In particolar modo le monete d’oro devono possedere una purezza di 900 millesimi (la composizione è di almeno 900 parti d’oro su 1000), mentre il titolo dei lingotti è di minimo 995 millesimi. Ciò vale anche per le placchette il cui peso sia sufficientemente rilevante da essere accettato dal mercato dell’oro. Gli Stati membri della Comunità Europea hanno piena facoltà di escludere dalla categoria oro da investimento le placchette d’oro il cui peso non superi un grammo. Per quanto riguarda le monete d’oro assimilate a oro da investimento e quindi esenti dall’Iva, la Commissione Europea stila ogni anno un elenco aggiornato.
Secondo le ultime direttive dell’Unione Europea possono essere considerate oro da investimento le monete in questo metallo coniate dopo il 1800. La percentuale d’oro contenuta è pari oppure addirittura superiore a 900 millesimi (quindi sono fatte di oro quasi puro) e devono aver avuto corso legale nello Stato in cui sono state coniate; alcune sono ancora in corso. In genere vengono vendute a un prezzo che non supera l’80% del valore del metallo prezioso in esso contenuto, facendo riferimento alle quotazioni del mercato libero aurifero. Se vengono rispettati questi requisiti non è necessario che le monete siano comprese all’interno dell’elenco stilato dalla Commissione delle Comunità Europee ogni anno e che viene pubblicato nella serie C della Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee.
Le regole valide per il 2016 sono state pubblicate il 26 novembre 2015: l’aggiornamento è reso necessario dal fatto che, in base alla direttiva IVA del 2006, la Commissione deve recepire le indicazioni degli Stati membri sui prodotti commercializzabili in esenzione dell’Iva. Rispetto al 2015 non vi sono stati cambiamenti per le monete italiane comprese nell’elenco, in quanto sono rimaste otto: sono le monete da 5, 10, 40, 20, 100 e 80 lire e quelle da 50 e 20 euro. Sono esemplari che rispettano i criteri stabiliti dalla direttiva IVA all’articolo 344 e che quindi, quando vengono acquistate o vendute, non sono valutabili in base al loro valore numismatico. Ciò non vale per le monete che hanno un contenuto di metallo prezioso inferiore a 900 millesimi.
Bisogna tenere a mente che per la loro stessa definizione le monete devono essere oppure essere state emesse attraverso un decreto da uno Stato, che quindi viene detto emittente. Nel documento ufficiale in questione viene dichiarata la percentuale d’oro contenuto nella moneta e il suo peso. In questo modo gli esemplari vengono garantiti a livello mondiale e in maniera totale.
Dal punto di vista delle medaglie, dei lingotti e dei gettoni d’oro sono le società private ad assicurare il rispetto di questi parametri: in base alla minore o maggiore affidabilità del produttore, i pezzi d’oro sono più o meno protetti da falsificazioni. Per questo è fondamentale affidarsi a società presenti da tempo sul mercato, di grande esperienza e di indiscussa garanzia: in questo modo si evita di essere coinvolti in contraffazioni come avvenuto di recente per i lingotti di tungsteno. Questo materiale è uguale all’oro per aspetto e peso, ma ovviamente ha un valore notevolmente inferiore.
Per acquistare monete da investimento in genere ci si rivolge a banco metalli oppure a società competenti del settore. Questi elementi sono consigliati anche ai piccoli risparmiatori in quanto occupano poco spazio, si conservano facilmente e sono beni rifugio di grande valore. Infatti non devono essere conservate in cassette di sicurezza. Non esistono monete da investimento di scarso valore, tuttavia vi sono esemplari che hanno un valore maggiore di altri. Tra i classici, che si caratterizzano per una notevole domanda, vi sono le Marengo, le sterline e le Eagle.