Il Valore Del Diamante È Sempre Una Garanzia?

diamantiIl diamante non è altro che la modificazione in cristalli del carbonio allo stato puro
Le sue dimensioni ed il suo colore possono variare molto ma, generalmente, è difficile che vengano trovati in natura diamanti di dimensioni superiori a quelle di una nocciola. 

Fra i principali paesi produttori di diamanti abbiamo sicuramente il Sudafrica ma nel corso dell’ultimo secolo anche l’India si sta candidando ad entrare nell’olimpo degli estrattori della preziosa gemma. I diamanti possono essere estratti in giacimenti primari o in quelli secondari: i primi sono quelli nei quali la gemma è ancora immersa nella roccia che solitamente è di kimberlite quindi è possibile trovarvi pietre più grandi ma anche l’estrazione risulta più difficoltosa e lunga; i secondi, invece, sono quelli nei quali i diamanti vengono ritrovati sommersi in materiali quali sabbia o ghiaia e in luoghi molto lontani dalla roccia di produzione poichè sono stati trasportati dagli agenti atmosferici. In questo caso i diamanti trovati sono di dimensioni sensibilmente più piccole. 

Nel corso della storia il diamante grezzo più grande mai ritrovato è stato quello denominato Cullinan che, scoperto nel 1905 in Sudafrica nelle miniere Premier Mine, in origine pesava più di seicento grammi (3.025 carati) e fu poi suddiviso in 105 pietre più piccole. Invece, il più grande diamante lavorato fino ad ora è il Golden Jubilee, anche questo ritrovato in Sudafrica ma nel 1985, che presenta una grandezza di 545,67 carati. 

Per le sue caratteristiche, il diamante è utilizzato in molti impieghi ma è nella gioielleria che trova la sua massima espressione, anche per il significato simbolico che da sempre accompagna la pietra. 
La lavorazione del diamante è un’operazione abbastanza delicata perchè un minimo errore potrebbe compromettere l’intera pietra e renderla inutilizzabile. Solitamente il diamante viene tagliato in forma di brillante: si tratta di una particolare lavorazione che prevede un taglio rotondo e un minimo di 57 faccettature. Poichè questo è il taglio più ricorrente che si trova in gioielleria, nel corso degli anni si è creato un equivoco per cui in tanti credono che i due termini – diamante e brillante – siano equipollenti. In realtà non è così in quanto anche topazi, rubini e zaffiri possono essere tagliati in brillanti. Fra gli altri tagli abbiamo anche il taglio a cuore, a rosa olandese, a carré, a trapezio o a baguette. Fra i tagli più moderni che a poco a poco stanno raccogliendo sempre più estimatori abbiamo il radiant, il cushion, il princess e infine il barion. 

Ma quali sono i fattori che servono a valutare la purezza e la qualità di un diamante? Solitamente si lega questo discorso a quelle che vengono definite le quattro C: colour, clarity, cut e carat ossia colore, purezza, taglio e caratura. 
Vediamole più nel dettaglio.

Per quanto riguarda il colore, i diamanti più preziosi sono quelli incolore e trasparenti. In realtà è molto difficile ad occhio nudo e non esperto individuare i diamanti trasparenti. Quelli che più facilmente si trovano sono quelli con le sfaccettature gialle o marroni mentre quelli con riflessi rosso, blu e rosa sono molto più rari. Esiste anche il diamante nero che non ha veramente questo colore ma presenta moltissime inclusioni che gli conferiscono un aspetto più scuro. 

Per quanto riguarda, invece, la purezza, questa è determinata dalle quantità di inclusioni che sono presenti nelle pietre ma anche dal numero di ghiacciature ossia le fessure naturali presenti nelle sfaccettature: più sono numerose e meno pura è la pietra. I due termini per quantificare la purezza della gemma sono Internally Flawless (IF) oppure Flawless (F).

Per il taglio, gli esperti di settore valutano una serie di elementi fra i quali la forma del taglio stesso e le sue proporzioni, la simmetria delle sfaccettature e gli eventuali difetti di lucidatura. In base a questi elementi i diamanti con taglio a brillante che sono al di sotto di un carato saranno classificati in tre categorie: i very good che hanno un’eccezionale brillantezza quasi perfetta o con pochi difetti davvero irrilevanti; i good che invece presentano qualche piccolo difetto visibile ad un’attenta analisi; infine i poor che hanno grossi difetti molto visibili e sono di qualità scadente. 

Infine abbiamo i carati che quantificano il peso dei diamanti. Un carato ha il peso di 0,2 grammi ma per i diamanti che hanno valore inferiore vengono usati come unità di misura anche il grano che equivale ad un ventesimo di grammo e il punto che corrisponde, invece, ad un centesimo di carato. 

Nel corso della storia ci sono stati numerosi diamanti che, per la loro forma o la loro storia, sono diventati famosi ed il loro nome si è tramandato di generazione in generazione. Fra questi, il diamante azzurro Hope che ha una dimensione di quasi 45 carati ed è di un fenomenale quanto insolito colore blu. Attualmente è conservato a Washington, presso il Museo Nazionale di Storia Naturale Smithsonian e in passato è stato di proprietà anche di Luigi XIV che lo donò alla regina Maria Antonietta. Famoso anche il Koh-i-Noor che è stato per lungo tempo il diamante più grande mai ritrovato con i suoi 105 carati: fu scoperto intorno al 1300 ed il suo nome è legato alla leggenda che qualunque persona di sesso maschile lo indossi sia condannata ad una morte violenta e precoce mentre grande fortuna è riservata alle donne che se ne adornano. Attualmente è custodito nella Torre di Londra ma l’ultima ad indossarlo è stata Elizabeth Bowes-Lyon, madre della regina Elisabetta II. Infine, nella galleria dei diamanti più famosi un posto d’onore spetta alla Grande Stella d’Africa ricavata dal diamante Cullinan i cui carati arrivano a 530. Sia questo diamante che gli altri ricavati dalla stessa pietra grezza sono attualmente conservati presso la Torre di Londra.